16 May 2013

Referendum sul Finanziamento delle Materne a Bologna - strumento di analisi

(Apologies, this post is for Italian readers only.)

Il 26 Maggio a Bologna si terrà un referendum consultivo sul finanziamento comunale delle scuole materne pubbliche e private.

Il quesito chiede agli elettori se i finanziamenti dovrebbero dare priorità alla scuola pubblica (opzione A) piuttosto che continuare a sostenere parzialmente le scuole paritarie private (opzione B). In pratica, si chiede un giudizio sul finanziamento che il Comune eroga dal 1995 alle materne private grazie a una delibera del sindaco di allora, Walter Vitali, approvato nel 1994. Il contributo iniziale (circa 300mila Euro) è cresciuto nel tempo fino agli attuali 1,2 milioni di Euro, in un contesto in cui le scuole comunali si trovano invece in notevoli difficoltà economiche per colpa dei tagli alle amministrazioni locali da parte dei vari governi nazionali. Centinaia di bambini vengono così privati del loro diritto all'istruzione; solo una parte di questi può permettersi di accedere ad una scuola privata, vuoi per ragioni economiche (le paritarie richiedono rette tra i 200 e i 500 euro mensili) o per ragioni culturali (oltre il 90% delle scuole paritarie sono gestite da vari organizzazioni che fanno capo alla Chiesa Cattolica, elemento che si riflette esplicitamente nei loro programmi e regolamenti e, di fatto, nella composizione delle famiglie che ne usufruiscono). Nel 2012/13, 143 bambini sono dovuti rimanere fuori; simili proiezioni circolano per il 2013/14.

È chiaro che la scelta di chi finanziare con i soldi dei contribuenti è sempre squisitamente politica. L'amministrazione attuale, capitanata dal sindaco Virginio Merola, si è schierata pesantemente a favore del mantenimento dei contributi ai privati ed ha fortemente voluto uno scontro frontale con i referendari. In particolare, da subito il "fronte del B" (che annovera praticamente tutti i partiti maggiori, inclusi quelli di opposizione) ha sostenuto come questa scelta fosse fortemente pragmatica perché, si afferma, non ci sarebbero comunque i soldi per garantire a tutti un posto in scuole pubbliche.

Per discutere di questa affermazione, ho creato un banale strumento per calcolare il budget delle scuole paritarie e pubbliche a Bologna. Lo strumento mostra come, reindirizzando i contributi pubblici verso scuole comunali, è altamente probabile che si troverebbe lo spazio per accomodare tutti. Cercando di essere obiettivo, lo strumento mostra anche il possibile impatto sulle rette delle scuole private -- che in realtà era la mia motivazione originale quando ho iniziato a lavorarci. I dati utilizzati sono quelli forniti dallo stesso Comune in una pagina recentemente pubblicata e criticata per i toni non particolarmente super partes.

La critica più facile verso questo strumento è che assume che la domanda per posti privati non sia influenzata dalle possibili variazioni della retta. Purtroppo questo non è calcolabile senza il dato delle iscrizioni pre-1995, dato che il Comune si guarda bene dal divulgare nonostante le richieste [EDIT: il Comune ha risposto, dicendo che i posti pre-95 erano "circa 1600"]. Le cifre ufficiose parlano di 1660 iscritti nel '94, contro gli attuali 1736 (o 1961, a seconda se si includono le scuole private tutt'ora non aderenti alla convenzione); se fosse vero, mostrerebbe che quindi l'influenza dei cntributi è complessivamente marginale rispetto alla domanda, e quindi il mio modello rimarrebbe è sostanzialmente valido. Sono comunque aperto a discutere qualsiasi lacuna: il codice utilizzato è disponibile pubblicamente su Github.

Per concludere, è chiaro che questo discorso è riduttivo. Il referendum non è solo questione di soldi: in ballo ci sono principi e indirizzi fondamentali a livello etico e politico su chi e come debba gestire l'educazione. Il modello sussidiario, che tanto andava in voga 20 anni fa sull'onda privatizzatoria del post-89, ormai mostra le crepe in Italia come in gran parte d'Europa. Si ricomincia a discutere del ruolo fondamentale dello Stato di tutti, dei beni comuni, del ruolo sociale delle istituzioni collettive; in quest'ottica, è doveroso ridiscutere scelte fatte quasi in sordina (e spesso in una logica di voto di scambio) su cui i bolognesi non hanno mai potuto esprimersi. Questo strumento è solo una risposta all'approccio pragmaticista su cui l'amministrazione comunale ha impostato la sua campagna fino a pochi giorni fa.

Da buon iscritto AIRE, anch'io posso votare e cercherò di farlo, nonostante le difficoltà logistiche del caso.

1 comment:

Maurizio Cecconi said...

Nel 1994, ovvero prima che fossero introdotti i finanziamenti, il numero di bambini che si rivolgevano alle scuole private erano 1666, pari al 24,3% del totale. Nel 2012, ultimo anno disponibile, i bambini sono 1726, cioè il 22,3%. In altre parole, il servizio offerto dalle materne private è calato di due punti percentuali da quando è stato introdotto il finanziamento. Non solo: in termini assoluti, dato il boom demografico, rispetto a 18 anni fa sono solo 60 i bambini in più che si rivolgono alle private.
Questo significa che il Comune di Bologna dà un milione di euro alle private per accogliere appena 60 bambini.